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Come scegliere il casco antinfortunistico

Il casco antinfortunistico, chiamato anche casco di protezione o elmetto di sicurezza, è un elemento indispensabile per la salvaguardia del lavoratore, ma non solo. Viene impiegato anche nel bricolage, per evitare ogni tipo di urto potenzialmente pericoloso. Si tratta di un DPI (dispositivo di protezione individuale) necessario a proteggersi dalla caduta di oggetti e/o schegge, e parti pericolose di materiali in utilizzo.


Perché usare un casco antinfortunistico?

Perché usare un casco antinfortunistico?

In settori come l'edilizia o le miniere, il casco di protezione o elmetto protettivo è obbligatorio. Anche quando non lo è, però, e non ti viene richiesto di sottostare a semplici regole, è buon senso pensare alla tua salute ed a proteggerti in maniera adeguata da qualsiasi rischio! Valutare i pericoli che minacciano il tuo corpo è il primo passo per svolgere un lavoro bello e sicuro.

Gli elmetti di protezione sono vari ed efficienti nel loro ruolo, dai caschi da cantiere al casco da lavoro con visiera, ne esiste uno per ogni attività.

Esistono diversi tipi di caschi di sicurezza:

  • copricapo antiurto;

  • casco di protezione standard;

  • casco di protezione ad alte prestazioni;

  • casco di protezione con isolamento elettrico;

  • casco forestale.

Vediamo insieme i vari tipi di caschi di sicurezza nel dettaglio:

  • copricapo antiurto: piuttosto semplice, questo elmetto di protezione è ideale per svolgere lavori domestici o per l'ambiente industriale. Protegge da rischi non troppo alti, utilizzato in circostanze prevalentemente sicure. Risponde alle norme UNI EN 82 ed è marcato CE.

  • casco di protezione standard: il classico copricapo facile da trovare nei cantieri e nelle officine, composto da una calotta di protezione ed una bardatura. È studiato per assorbire gli urti e difendere il cranio da cadute o oggetti appuntiti. Deve essere conforme alla norma UNI EN 397.

  • casco di protezione ad alte prestazioni: quanto a forma ed utilità, non ci sono troppe varianti rispetto al casco di protezione standard, se non nella protezione che in questo caso è decisamente ad un livello superiore. La norma collegata: UNI EN 14052.

  • casco di protezione con isolamento elettrico: gli elementi che lo compongono sono identici a quelli dei caschi ad alte prestazioni e standard, ma questo offre resistenza e protezione contro incidenti da esposizione alla corrente elettrica fino a 440 Volt. Rientra nella norma UNI EN 397, mentre un ulteriore modello che resiste fino a 100 Volt in corrente alternata e 1500 Volt in corrente continua, risponde alla UNI EN 13087.

  • casco forestale: questo casco di sicurezza si differenzia da tutti i precedenti sotto ogni aspetto, partendo dagli elementi che lo compongono, fino alla sua utilità. Come puoi ben intuire dal suo nome, viene impiegato nelle attività forestali, che comprendono lavori in cui è necessario utilizzare attrezzi come la motosega (potatura, disboscamento, taglio ed abbattimento). Protegge la testa, gli occhi, il viso in generale dalle schegge e le orecchie dai rumori eccessivi.

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Quali elementi e materiali compongono un casco di sicurezza?

Quali elementi e materiali compongono un casco di sicurezza?
  • cappello antiurto: nella sua semplicità, vuole essere un "compagno di vita" del lavoratore, che deve poter utilizzare il suo Dispositivo al meglio ed in tutta comodità. La bardatura del copricapo nella calotta deve essere regolabile per aderire al meglio al cranio dell'operatore. È possibile aggiungere un'illuminazione LED, a patto che questa non ostacoli le funzionalità primari. Tieni a mente: vanno eliminate sporgenze metalliche o rigide che potrebbero ferirti soprattutto in caso di incidente. Se la calotta ti risulta scomoda, è bene che tu lo faccia presente, in alcuni casi è permesso aumentarne lo spessore. I materiali che compongono il cappello antiurto sono durevoli, ovvero resistenti a condizioni inevitabili come l'usura, i cambiamenti metereologici (pioggia, vento, calore, sudore...).

  • casco di protezione standard: questo dispositivo più comune in cantieri ed officine, è anch'esso composto da una calotta di protezione ed una bardatura. La prima ha il compito di deviare gli oggetti che potrebbero urtare la testa, la cuffia (o bardatura) ammortizza e assorbe il colpo mantenendo stabile la posizione della calotta. È possibile regolare il cinturino sottogola ed il cinturino per la nuca. I materiali utilizzati al fine di rendere questo oggetto efficiente sono principalmente: policarbonato termoplastico, fibra di vetro, metallo (alluminio o altra lega leggera).

  • casco di protezione ad alte prestazioni: un passo più avanti rispetto al precedente, presenta comunque gli stessi materiali e le stesse funzionalità, aggiungendo però una resistenza maggiore unita alla capacità di impedire qualsiasi tipo di deformazione laterale del casco. Le altre resistenze sono facoltative: freddo, calore, ecc..

  • casco di protezione con isolamento elettrico: l'elmetto non può contenere parti metalliche continue che fungerebbero da conduttrici. È efficace se adeguatamente isolato. Ad esempio, durante una prova con 3kV di tensione alternata per cinque minuti l'intensità della corrente che attraversa la tensione non può salire oltre l'1,5mA. È composto dagli stessi elementi precedentemente citati: calotta, bardatura, cinghia, serraggio, ma è possibile trovarlo munito di visiera resistente all'arco elettrico.

  • casco forestale: vista la sua tripla funzione, è principalmente composto da una visiera progettata per proteggere il viso da schegge ed elementi naturali (e taglienti) vari, da cuffie concepite per proteggere l'udito dal rumore degli attrezzi e, naturalmente, dalla struttura del casco. È importante accertarsi che tutti gli accessori del casco protettivo siano attentamente regolati in base alle proprie esigenze, per evitare che risultino ingombranti o inefficienti durante le attività lavorative e/o di bricolage.

Ricorda che scegliere il modello più adatto alle tue attività è il primo, importante passo per proteggerti da rischi che è meglio evitare di correre.


Quali sono le norme europee applicabili ai caschi di protezione?

Quali sono le norme europee applicabili ai caschi di protezione?

Ogni "tipo" o modello di casco europeo viene riconosciuto grazie alla marcatura "CE" ed è in possesso di un codice identificativo (norma) che, in base alle sue funzionalità, lo inserisce in una precisa categoria. Esistono in particolare quattro norme che definiscono il tipo ed il livello di protezione forniti dal casco in questione. Le vedremo insieme.

Il datore di lavoro ha il compito di scegliere quale sia il giusto elmetto protettivo in base ad una valutazione per la quale vengono presi in considerazione tutti i rischi che le varie figure professionali all’interno dell’azienda corrono.

Con lo scopo di accompagnare il ruolo del datore, il Decreto legislativo 81/2008 elenca, con l’allegato VIII, i rischi dai quali il giusto dispositivo deve saper proteggere:

  • rischi meccanici: caduta di oggetti o impatto al suolo del lavoratore;

  • rischi da schiacciamento: l’elmetto deve resistere alla eventuale pressione esercitata sul capo;

  • rischi elettrici: garantire isolamento elettrico e dielettrico;

  • rischi termici: caldo o freddo eccessivi;

  • rischi da schizzi o spruzzi di materiale fuso;

  • rischio di visibilità limitata: necessaria una segnalazione riflettente.

Vengono poi ricordate le indispensabili accortezze fondamentali per non abbassare mai la guardia! Quando si tratta di salute e sicurezza, l'opzione giusta è sempre una sola. Ogni elmetto protettivo è stato progettato esclusivamente per il suo scopo; certo, ti verrà difficile utilizzare un casco forestale in cantiere, tanto che ci rinuncerai, ma è altrettanto importante non accontentarsi di un modello piuttosto che di un altro: in troppi casi ne va della tua vita!

Tecnicamente parlando, è buona abitudine controllare frequentemente il proprio casco per controllare che non ci siano rilevanti segni di usura o di cattivo mantenimento. Come hai letto poco prima, anche su un semplice copricapo anti-urto è importante azzerare tutte le possibilità di farsi male a causa del dispositivo di protezione. Niente angoli sporgenti, aderenza ben salda al capo del lavoratore, e soprattutto nessun danno invalidante causato dai raggi del sole o dal maltempo. È ideale che il casco venga controllato e ripulito da eventuale sporcizia, sia questa semplice terra o meno. Nulla di tutto ciò deve impedire o ostacolare il comfort e la salute del lavoratore.

 

Prima di allegare il decreto legislativo, riassumiamo le quattro norme:

 

Norma EN 397:

  • riservata ai caschi antinfortunistici generali;

  • regola quanta resistenza il copricapo deve porre ad urti, penetrazioni ed infiammabilità;

  • le aggiunte (come il cinturino regolabile) devono soddisfare gli stessi requisiti.

 

Norma EN 14052:

  • riguarda gli elmetti ad alte prestazioni;

  • in particolare dedicata all’ambiente industriale, definisce maggiore resistenza agli stessi rischi citati sopra (urti, penetrazioni, infiammabilità);

  • in questo caso il cinturino è obbligatorio.

 

Norma EN 812:

  • comprende i copricapo antiurto;

  • anche in questo caso, protegge da urto e penetrazione;

  • specifica i requisiti per il cinturino sotto gola;

  • include caratteristiche facoltative, come il contrasto con bassissime temperature, fiamme o elettricità.

 

Norma EN 50365:

  • studiata per elmetti destinati a lavori elettrici su bassa tensione, e per questo isolati;

  • il casco deve proteggere da un’esposizione di breve durata ad una corrente di 440 volt AC;

  • inoltre, la protezione può espandersi ad una corrente di 1.000 V AC e 1.500 V DC.
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Ora, ecco di seguito la parte del decreto legislativo dedicata ai caschi antinfortunistici che contiene le quattro norme. I DPI vengono divisi in tre categorie, in base al tipo di rischio che si corre:

  • rischio lieve: in questo caso, basta una dichiarazione da parte del produttore;

  • rischio significativo su occhi, mani, braccia, viso: è richiesto che il prototipo venga verificato e certificato da un meccanismo di controllo specifico;

  • rischio elevato: fa riferimento ai dispositivi destinati alla protezione dagli agenti chimici e alle vie respiratorie. Anche in questo caso, il modello deve essere approvato dal medesimo meccanismo che ne controlla la produzione.

 

Le normative, invece, si dividono in base al compito degli elementi protettivi, ma noi ci soffermeremo su quelle relative ai caschi protettivi. Per la protezione della testa (come i caschi), EN397 e EN812:

Gli elmetti di protezione destinati alle industrie (norma: EN 397) hanno il compito di proteggere la testa dall’eventuale caduta di oggetti. Vengono solitamente costruiti e modellati con policarbonato plastico che può essere rinforzato tramite la fibra di vetro, o con il sussidio di leghe metalliche leggere. Questo significa che i materiali devono essere resistenti e capaci di assorbire urti importanti, ma non devono escludere la possibilità di possedere un dispositivo di protezione leggero e confortevole.

 

Il copricapo è, per norma, obbligato a sottostare a determinate caratteristiche:

  • deve poter assorbire gli urti fino a circa 500 kg di potenza;

  • Il giusto copricapo resiste a materiale appuntito con forza di circa 300 kg;

  • non è infiammabile;

  • può presentare un sottogola che deve includere un punto di rottura compreso fra 150 e 250 N;

  • ha il compito di resistere alla luce solare ed alla pioggia;

  • la tensione di perforazione dielettrica non può essere inferiore a 10 kV.

 

Un caschetto in linea con la norma EN 397 viene riconosciuto dalla marcatura e deve riportare i seguenti elementi obbligatori:

  • la norma europea a cui fa riferimento (EN397);

  • il nome o il marchio del fabbricante;

  • anno e trimestre in cui è stato fabbricato;

  • il modello di cui si tratta;

  • la taglia.

 

Oltre agli elementi obbligatori, all’interno della marcatura possono essere riportate anche altre caratteristiche che sono facoltative. Sul foglietto d’uso, invece, si possono trovare le modalità di utilizzo, la manutenzione e tutte le informazioni di base per sfruttare al meglio il dispositivo.

I caschi anti urto, invece, rappresentati dalla norma EN 812 hanno il compito di riparare la testa ed il cranio da colpi accidentali provocati da corpi meno pericolosi di altri. Per questo semplice motivo non devono assolutamente sostituire gli elmetti di protezione pensati per l’industria sotto la definizione data dalla norma EN 397.

 

Hai mai pensato alla pulizia?

Come per tanti altri attrezzi da lavoro, la pulizia e la precisione sono doti che tornano comode quando si è impegnati. Il caschetto va lavato e pulito, ma sono da scartare in partenza detergenti molto forti. Se il casco viene utilizzato da più persone, è buona abitudine usare un disinfettante delicato dopo ogni passaggio.

È vietato personalizzare l’elmetto con vernici a scopo decorativo o adesivi, ed è doveroso controllare il dispositivo di sicurezza periodicamente per osservare segni di logoramento. Questo compito viene svolto al meglio se ci si impone di tenere un registro in cui si segnano i vari controlli. Prediligere sempre, ogni qualvolta non si utilizzi, un ambiente fresco e al riparo dalla luce per mantenere originali le funzionalità del casco. Niente luce solare intensa, niente temperature estreme, calde o fredde che siano.